sabato 6 febbraio 2010

Gianfranco Becchina ha aperto le porte dell' azienda. Un migliaio di persone.

La giornata di silenzio elettorale non risparmia i candidati impegnati in una frenetica vigilia prima del voto. In campo anche le mogli.
NESSUNO dei tre ha seguito l' insegnamento del citatissimo principe di Condè, che - la notte prima della battaglia decisiva - dormì profondamente. Leoluca Orlando, Totò Cuffaro e Sergio D' Antoni, invece, hanno dormito spiccioli di ore.
Il tempo di poggiare la testa sul cuscino, poi di nuovo in piedi per riprendere il ritmo che seguono da mesi: passeggiate, strette di mano, pranzi e cene. «Ho fatto quello che è consentito dalla legge che impone il silenzio preelettorale - dice il candidato presidente di Democrazia europea, Sergio D' Antoni che ieri ha trascorso il pomeriggio a Caltanissetta e che stamattina voterà a Partanna Mondello - passeggiate e strette di mano». Farsi vedere, continuare a fasi vedere per tenere desta la memoria di chi dovrà andare alle urne. Lui, D' Antoni, dopo avere chiuso la campagna con un comizio a Capaci, di mattina presto si è collegato al telefono dalla sede del suo partito con radio Radicale. L' ultimo duello è andato in onda su quelle frequenze. Avrebbe dovuto essere un «triello» (come ama dire lo stesso D' Antoni per sottolineare che in corsa non ci sono solo i due candidati più forti), ma il confronto globale è saltato. Perché? perché quelli di radio Radicale hanno invano provato a cercare Totò Cuffaro. Hanno anche posticipato di mezz' ora l' inizio della diretta. Tutto inutile. Il telefonino del candidato del centrodestra non dava segni di vita e neppure gli uomini del suo staff riuscivano a mettersi in contatto con lui. Alla fine, gli ascoltatori di radio Radicale si sono accontentati di ascoltare le voci di Orlando e D' Antoni. L' arcano della scomparsa di Totò è stato svelato solo in tarda mattinata, quando i tecnici della radio si sono sentiti dire: «A Raffadali non c' è campo per i telefonini». E, infatti, Salvatore «Totò» Cuffaro - che da un paio di settimane aveva deciso di non affrontare più i faccia a faccia con Leoluca Orlando, pare dietro suggerimento dei guru della comunicazione politica messigli al fianco da Forza Italia - se ne è rimasto al suo paesello. Dove, la sera prima, aveva chiuso la campagna elettorale trascinando con sé il leader del Cdu Rocco Buttiglione (i due si sono prima fermati a deporre un mazzo di fiori sul luogo dove venne ucciso il giudice Rosario Livatino). Al comizio finale a Palermo, il candidato del centrodestra aveva dovuto rinunciare per colpa dell' elicottero che non era potuto decollare. Alla chiusura a casa sua, però era impossibile dire no. Anche a costo di «accontentarsi» della seconda piazza del paese, dal momento che quella principale era occupata dal maxischermo che proiettava il comizio finale di Leoluca Orlando da Castellammare del golfo. Quando la telematica diventa sberleffo. Cuffaro, però, non mostra di essersela presa. Anzi, ci tiene a stemperare i toni, a ribadire che tra lui e Orlando il rapporto personale è rimasto intatto: «È stata una campagna elettorale corretta, avete sentito me e Orlando scambiarci accuse pesanti?». Per il resto, vale l' unità di misura cuffariana: «Io, nella mia piazza, ho dato almeno 4 mila baci. Non so quanto gente ci fosse nella piazza col maxischermo». Qualcuno, però, invece, dei baci ha preso spintoni e minacce. Massimiliano Lombardo, studente universitario di Raffadali e sostenitore di Orlando, ha presentato una denuncia alla stazione dei carabinieri sostenendo di essere stato prima minacciato e poi aggredito da sostenitori di Cuffaro che gli avrebbero imposto di staccare i manifesti del candidato del centrosinistra. Certo è che Totò Cuffaro aveva altro a cui pensare. Per esempio, alla mancata discesa in Sicilia di Silvio Berlusconi. La visita del premier era stata sempre annunciata sottovoce, ma lui non è mai arrivato: «Era impegnato nel dibattito sulla fiducia e poi sono scesi in massa ministri e sottosegretario. Soprattutto, c' è stato l' impegno di tutti e 61 gli eletti del centrodestra in Sicilia. Non mi lamento, non mi lamento~». Piuttosto, c' è da spendersi nelle ultime strette di mano e nelle visite che possono contare. Ieri mattina, Cuffaro è rimasto nell' Agrigentino, in agenda anche un incontro col vescovo Carmelo Ferraro. Oggi al voto al Garzilli (dietro casa sua, nel cuore borghese di Palermo) poi la lunga attesa comincia in famiglia. Anzi, in gita di famiglia dal momento che nel pomeriggio di oggi candidato presidente e candidata first lady (la signora Giacoma Cuffaro, originaria di Aragona, medico al Policlicnico conosciuta ai tempi dell' università e sposata poco dopo) saranno al centro equituristico di Castellana Sicula con i figli. Poi, il ritorno in città e l' inizio della vera, lunga attesa. Quella che Leoluca Orlando ha cominciato ad affogare nell' insonnia. Venerdì l' ex sindaco di Palermo è andato a letto dopo le 4. Un paio di ore di sonno e poi di nuovo in giro. Prima a radio Radicale per il confronto (mancato) con Cuffaro e D' Antoni (che, invece, c' era), poi festicciola in una fabbrica di arredi in viale Regione Siciliana e infine pranzo a Castelvetrano. Per l' occasione, l' imprenditore agricolo Gianfranco Becchina ha aperto le porte dell' azienda. Un migliaio di persone, tanto di orchestrina folk e menù in grado di stroncare le residue energie: olive, bruschetta, pasta col pesto, salsicce e pancetta di maiale, patate, insalata e fichi d' india in salsa di vino cotto. Tutto accompagnato a Nero d' Avola. Un inno alla dieta, insomma. Con lui anche la moglie Milly, che in questa campagna elettorale è comparsa al fianco del marito soprattutto durante le trasferte catanesi. Neppure l' abbuffata in campagna ha frenato l' ex sindaco. Nel pomeriggio, a piedi, giro per Palermo: Acqua dei Corsari, Ciaculli, poi Borgo Nuovo (per l' inaugurazione di una statua di padre Pio), infine il centro della città. Stamattina voto alla scuola Alessandro Manzoni di via Parlatore, poi attesa in casa. A meno che - come temono quelli dello staff - Orlando non decida di «inventarsi qualcosa». - e.d.m



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