sabato 6 febbraio 2010

Oggi al Politeama Gianfranco Becchina, produttore di olio di Castelvetrano, distribuirà 100 quintali di limoni dentro sacchetti personalizzati con gli slogan di Orlando.

La sfida dei tecno agricoltori al partito dell' assistenzialismo
Contrada Boscigliaro, territorio di Sclafani, un contadino pianta la vigna, il suo confinante, invece, contemporaneamente, la sradica. Entrambi con i contributi pubblici.
Su nei paesi altri agricoltori fanno la conta dei soldi che avanzano da assessorati vari, Roma e Bruxelles, mentre altri cercano l' avvocato per difendersi dall' accusa di truffa. Giù in città davanti a un notaio una cooperativa vera si sta sciogliendo; al suo posto, grazie alla generosità della Regione, nasceranno nove cooperative fasulle. Così sono andate le cose dal dopoguerra ai nostri giorni. Un' impalcatura clientelare che ha canalizzato il voto delle campagne verso la Democrazia cristiana prima e i suoi epigoni dopo. Un sistema che ha favorito le aziende più decrepite a scapito di quelle innovative. La cinghia di trasmissione di questa poderosa macchina del consenso per tanti anni è stata la Coldiretti, potente organizzazione di agricoltori, diffusa capillarmente in tutto il territorio, che fino agli anni Novanta aveva la forza di portare 50 suoi uomini in parlamento (una decina solo in Sicilia). Ma oggi la Coldiretti, ancora forte con i suoi 75 mila iscritti, è diventata un' altra cosa; ha sciolto il cordone ombelicale con la politica e si orienta a diventare un sindacato vero e proprio. In vista delle elezioni di domenica ha organizzato tre video conferenze con i candidati alla presidenza della Regione, per dare la possibilità agli iscritti, che hanno seguito il confronto nelle nove federazioni provinciali, di farsi un' idea. «Oggi non siamo collaterali ad alcun partito - dice il presidente regionale Giuseppe Guastella - Non cerchiamo nessuno e a chi ci cerca chiediamo i programmi sulla politica agricola. Poi, ognuno di noi vota secondo coscienza». La campagna pesa ancora. Eccome. Poche cifre per farsene un' idea: 117 imprese iscritte alla Camera di commercio, 130 mila addetti fissi (ma nel 1993 erano 50 mila in più) e altri 160 mila stagionali. Il che vuol dire che la massa di voti, che con l' indotto e la rete parentale, ruota intorno all' agricoltura si aggira sul milione. Un piatto ghiotto che fa venire l' acquolina in bocca ai candidati. Grande attenzione, infatti, hanno riservato a questo comparto centrodestra, centro e centrosinistra. Totò Cuffaro, sulla scia di Berlusconi, ha anche firmato un patto con gli operatori agricoli. Vecchia volpe del settore, ha in pratica detto si a tutte le richieste delle associazioni. Quante promesse manterrà? Qualche dubbio è legittimo, visto che da cinque anni è il padrone assoluto dell' agricoltura siciliana e i problemi sul tappeto abbondano. Anche Orlando si è impegnato su un programma dettagliato che ha il suo fulcro sulla modernizzazione. Qualche produttore è sceso direttamente in piazza per sostenerlo in questo sforzo. Oggi al Politeama Gianfranco Becchina, produttore di olio di Castelvetrano, distribuirà 100 quintali di limoni dentro sacchetti personalizzati con gli slogan di Orlando. Sulla scena non c' è solo la Coldiretti; anche altri protagonisti recitano una parte di primo piano. La Confederazione italiana agricoltura (Cia), innanzitutto: ha 75 iscritti e storicamente è orientata con le forze progressiste. Così come l' Associazione cooperative agroalimentari della Lega (Anca), che conta 28 mila soci. Da sempre schierata con le forze più moderate, invece, la Confagricoltura, 15 mila aderenti. Vito Lo Monaco, presidente della Cia non ci sta con questa lettura manichea degli orientamenti politici. «Il fatto che i vertici delle varie organizzazioni - dice - siano vicini a determinati schieramenti non significa che anche la base li segua nella stessa direzione. I problemi comuni uniscono gli agricoltori più di ogni altra cosa. Il che li indurrà ad esprimere una certa libertà elettorale. Sicuramente vorranno identificarsi con un progetto di innovazione economia, sociale e istituzionale. Davanti a loro hanno due strade: l' area che soccombe all' assistenzialismo, sempre più minoritaria, voterà per la vecchia politica; chi guarda con interesse alla modernizzazione, alla qualità, e non vuole sfuggire al confronto con il mercato, si troverà al fianco delle forze progressiste». La campagna è cambiata in quest' ultimo decennio. Molto. Anche in Sicilia. Il contadino non è più il poveraccio che partiva a cavalcioni di un mulo col buio pesto, e come un mulo lavorava tutta la giornata per tornare a casa a tarda sera, sempre col buio. Da "scuro a scuro" a spezzarsi la schiena sulla terra. Non è più un soggetto disinformato da manipolare come forza elettorale. Non è più intabarrato nello scapolare e in pesanti tenute di velluto. E ai piedi non ha più gli scarponi chiodati. Oggi è diplomato o laureato, va in campagna con l' auto, vende i prodotti via Internet, programma l' irrigazione con il computer, alleva bovini con metodi scientifici, produce vini doc, realizza strutture agroturistiche da sogno. «Sono stati i giovani - dice Guastella - subentrati ai loro genitori a portare questa carica innovativa. Hanno aperto nuovi filoni come la zootecnia e le colture biologiche, l' agriturismo, l' allevamento di lumache. E così via. Si è così interrotta la fuga dei giovani dalla campagne che aveva spopolato i poderi negli anni Ottanta». «In Sicilia c' è grande spazio per il futuro dei giovani - aggiunge Lo Monaco - Intanto, qui c' è un modello Mediterraneo che per la sua peculiarità può essere vincente nei mercati, basato sugli allevamenti estensivi nei pascoli e non nelle stalle, sulla tipizzazione della produzione, sulla qualità dei nostri prodotti: pomodori e altri ortaggi, agrumi, formaggi. L' isola solo così riuscirà a trovare il suo spazio in un mondo economico regolato dalla globalizzazione». L' agricoltura sta cambiando ma sono ancora tanti i retaggi del passato. «Cuffaro è l' elemento di transizione in questa rivoluzione dice Lo Monaco - Ha gestito l' assessorato con i vecchi metodi clientelari, anzi più spregiudicati, verniciando il tutto con una patina di nuovo sul piano dell' immagine. L' assessore di tutte le stagioni è stato l' unico elemento di stabilità nell' irrequietezza politica: tutti si sono mossi e lui fermo, aggrappato alla poltrona. Spregiudicato perché ha asservito l' apparato burocratico e ha utilizzato i commissari straordinari dei Consorzi agrari, che gestiscono 80 miliardi l' anno, in carica dal 1995, a suo uso e consumo. E due di loro, quelli di Palermo e Catania, infatti sono candidati con il centrodestra». «Ha puntato sulle fiere e sui viaggi - dice Giuseppe Gullo, presidente Anca - che sono serviti sicuramente a codazzi di funzionari, ma è dubbio che siano stati utili alla commercializzazione dei nostri prodotti. E che dire della sua politica sulla forestazione? Un esercito di 40 mila forestali che non hanno prodotto alcuna ricchezza se è vero che il 95 per cento del legname lo importiamo da fuori. Cuffaro è stato attento all' agricoltura più arretrata ma non altrettanto con chi si sforzava di innovare. Ma per fortuna molte aziende si sono messe al passo da sole». Restano numerosi i nodi da sciogliere nelle campagne. Vediamone alcuni, spia di una filosofia dilatoria. Cominciamo con il problema del pregresso. Sono almeno 200 i miliardi che gli agricoltori avanzano dalla Regione: in parte per l' abbattimento degli animali ammalati di brucellosi, lingua blu e Tbc, in parte per migliorie apportate nei fondi, autorizzate, e mai pagate. Poi c' è il problema dei 150 giovani che, per iniziativa della Coldiretti, hanno conseguito la prima trance di un finanziamento di 25 milioni per avviare l' azienda. Per ottenere il saldo avrebbero dovuto frequentare un corso propedeutico per il titolo di imprenditore agricolo (Iatp). Ma la Regione inadempiente non lo ha mai varato e i giovani hanno perso ogni diritto. Anzi dovranno restituire tutto. Pasticci su pasticci che hanno creato malessere. «Ho abbattuto 86 animali affetti da brucellosi nel biennio '98' 99 - dice Santo Mocciaro, allevatore di Gangi - lo Stato mi ha risarcito 500 mila lire per ogni animale, ma dalla Regione non ho ancora visto una lira. L' assessorato Agricoltura ha - TANO GULLO



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